LO SPAZIO DEL DISSENSO NEL LIMBO PREELETTORALE


Esiste ancora spazio per dissentire in modo civile e ragionato in questo paese?

Ora che il Presidente Sergio Mattarella ha sciolto le camere, ci si avvia dunque ad elezioni nazionali tra poche settimane. Ci aspettiamo da qui in avanti l'intensificarsi del dibattito politico sui vari media.
Sarà poi davvero dibattito degno di tale nome, ovvero un sincero confronto di idee, programmi e persone, oppure dovremo assistere al teatrino privilegiato e prevedibilmente omologato dei soliti imbonitori?

Non è certamente Mattarella il presidente più indicato a suscitare nei propri sudditi esplosioni di amor patrio, né a risvegliare coscienze. Dopo aver finalmente chiuso quella che probabilmente è stata di ogni tempo la peggiore legislatura, egli ha dunque pronunciato a fine anno un discorso degno di essa. A voce incredibilmente monotona recitava un testo piatto e noioso come la lettura di un elenco telefonico, e tentava con scarso risultato di non apparire, in espressione e gestualità, simile ad una mummia imbalsamata.

Nel suo discorso, per fortuna breve, il Presidente ha voluto ricordare i 70 anni della Costituzione, omettendo di ricordare le troppe volte che essa è stata disattesa e offesa. Inoltre ha toccato il tema della sovranità popolare, senza evidenziare come gran parte di essa sia ormai stata consegnata dalla Sinistra alla Unione Europea. Il Presidente della Repubblica affondata sul lavoro non ha dunque potuto evitare di esprimere preoccupazione per la mancanza di lavoro tra i propri sudditi, specialmente quelli più giovani. Come Renzi, pure lui ha leggiadramente sorvolato sul comprensibile risentimento degli italiani nei confronti della casta politica capace di elevare economicamente soltanto se stessa. Ha accennato sì alle sofferenze di chi il terremoto ha portato via ogni cosa, evitando però  di denunciare i colpevoli ritardi nella consegna delle unità abitative.

L'interesse maggiore nel discorso presidenziale consiste pertanto in ciò che non ha detto. Ha preferito infatti evitare del tutto di toccare il problema dell'immigrazione fuori controllo, che grava grosso come un macigno sul futuro del popolo italiano e sulla sua identità, ma ha voluto accennare ai cambiamenti in atto di stili di vita, costumi e linguaggio, che rimandano a certi voli pindarici boldriniani. Inoltre ha rivolto un caro saluto a papa Bergoglio globalista, pro Ius Soli e immigrazionista radicale. Ha infine collegato i ragazzi del '99 che si accingono ad andare a votare, a quei ragazzi del '99 che nel precedente secolo combatterono sul Piave affinché non passasse lo straniero. Nessun commento al fatto che oggi Aviazione e Marina vengano continuamente utilizzate, a spese dei contribuenti, per facilitare illimitati flussi di stranieri in Italia. Non ha parlato del diffuso calo di sicurezza, né della sporcizia e del degrado che affliggono le nostre città, né della grottesca e paralizzante burocrazia ostile ai cittadini, né del disastro del sistema bancario, né della profonda crisi culturale che attanaglia il paese.

Il Presidente Mattarella pertanto si è egregiamente dimostrato essere prodotto ed espressione coerente del sistema che rappresenta. Si sono riconosciuti gli italiani nelle sue parole? Quanti sono gli italiani che si sentono rappresentati dall'attuale Presidente della Repubblica? Come si è pervenuti a un simile ordine di cose, spacciate ed accettate come normalità?

Certamente il graduale smantellamento dello Stato nazionale a favore del collettivo Europa e il pari passo affermarsi ovunque del pensiero unico politicamente corretto ha notevolmente concorso affinché ciò accadesse. In tale clima il dibattito libero si è ritrovato vieppiù soffocato in partenza, perché negli interlocutori prevale la ricerca del conformismo piuttosto che della verità. Il confronto dialettico, franco e civile fa pertanto molta fatica ad affermarsi, perché chi osa manifestare il proprio dissenso si ritrova sistematicamente accusato di ignoranza, di populismo, di estremismo di destra, di fascismo e di razzismo, e sospinto in quell'angolino del castigo che la scuola di un tempo riservava ai cosiddetti alunni somari.

La dittatura del conformismo prevale perché il Potere ha occupato tutto l'occupabile: scuole, tribunali, redazioni, studi televisivi. Pertanto un Salvini non viene più invitato nei talk-show, anche se la sua presenza farebbe schizzare in alto lo share. In tempi preelettorali sul numero di ascolti prevale la ragion di Stato, e con essa la necessità di uniformare quanto più nel pubblico emozioni e pensieri. Lo aveva capito bene Antonio Gramsci, che nel carcere annotava sul suo quaderno:

" La tendenza al conformismo nel mondo contemporaneo è più estesa e più profonda
   che nel passato: la standardizzazione nel modo di pensare e di operare assume
   estensioni nazionali o addirittura continentali "

La visione di Gramsci si applica soprattutto alle giovani generazioni, a cui la egemonia culturale della Sinistra propone i soliti suoi incantesimi. È pertanto trendy oggi definirsi multiculturalisti o strombazzare in giro che ci si sente cittadini del villaggio globale. In tal maniera i giovani comunicano di essere a favore dell'uguaglianza tra gli esseri umani, che l'umanità è percepita come unione fraterna dalla quale nessuno deve restare escluso, e che quindi ogni umano e ogni cultura che rappresenta ha pari dignità.  Spesso tali idee sono acquisite per desiderio di omologazione, per sentirsi alla moda o semplicemente per paura di trovarsi esclusi dal gregge . Manifestare invece la propria affinità alla Sinistra fa sembrare molto intellettuali, fa sentire migliori e permette di fare bella figura. Ma spesso questi ragazzi non hanno studiato la storia, non hanno approfondito le ideologie, non hanno ascoltato nessun contraddittorio. Coprono il vuoto dentro sé con l'imitazione e l'omologazione, fumandosi magari uno spinello dopo l'altro per sentirsi ancora più in sintonia col gruppo e col mondo. In fondo la droga libera è un'altra delle battaglie della Sinistra, e poi è così bello e giusto apparire immigrazionisti, accoglienti e mondialisti. Specialmente quando si vive nel lusso, ci si veste cool e si frequentano i locali alla moda, mentre è ancora papà che foraggia.

Il conformismo è dissenso di massa verso colui che dissente.

Chi si è lasciato manipolare passivamente dal Sistema, diviene tanto tollerante verso i soprusi subiti, quanto intollerante verso chi è critico e protesta. Più infatti uno spirito è reso gregario, più questo sarà incapace di abbandonare il gregge.
Dissentire dal sistema diventa poco probabile dopo venti anni di berlusconismo, che  addormentavano menti e coscienze con vallette seminude, pallone e bunga-bunga. Ma dopo il disarcionamento dell'ex-Cavaliere nel 2011 grazie al golpe montiano dello spread, lo spazio del dissenso si è fatto via via più angusto. La parola "zingaro" ha intanto ricevuto una tale valenza negativa che nessuno osa più nominarla, ad eccezione del dizionario Zingarelli. Guai a chiamare poi un africano "negro", ma neppure "nero" sembra ormai attributo opportuno. Ci si trova ora nella fase in cui "di colore" è ancora tollerato. Si prevede che di questo passo arriveremo presto al punto in cui qualificare il colore della pelle umana sarà atto proibito e sanzionabile, in ottemperanza al diktat della Sinistra secondo cui le razze umane proprio non esistono. Così è divenuta vietatissima la parola "clandestino", perché nel villaggio globale nessuno deve essere considerato tale.

Anche il graduale smantellamento della scuola e della qualità dell'apprendimento hanno contribuito a moltiplicare la presenza di menti ottuse e indottrinate. Mentre la lingua italiana si contrae, l'inglese dilaga ovunque: luogo diviene location, e Michele lascia il posto a Michael. Si parla di Jobs Act, spending review e standing ovation, in un tripudio di internazionalizzazione e anglicismo culturale che sembra anche essere una reazione all'autarchia linguistica di epoca fascista. L'uso compulsivo di termini inglesi, al di là del loro preciso significato, costituisce un altro aspetto di quella destrutturazione culturale tanto cara alla Sinistra. Chi priva la lingua materna delle sue parole imitando quelle straniere, limita la libertà di esprimersi nella propria lingua e si rende complice di una sostituzione culturale.
La diffusione dell'analfabetismo funzionale inoltre compromette alquanto la capacità di manifestare efficacemente un qualsiasi dissenso.

Chi manifesta dissenso nella Chiesa dalle omelie politicizzate di Jorge Bergoglio viene emarginato. Molti prelati quindi tacciono per paura di perdere posizione e privilegi, altri si adeguano volentieri alla novella teologia. Bergoglio insegna che Gesù era un rifugiato palestinese, e nel nuovo presepe nasce spesso nero e a bordo di un canotto di migranti. Il cardinale Woelki ha detto messa in un barcone fatto arrivare appositamente da Malta e posizionato sul sagrato davanti al duomo di Colonia. Bergoglio vorrebbe accogliere al più presto mezza Africa in Italia, ma ovviamente non in Vaticano. Eppure prima di lui Benedetto XVI aveva chiaramente affermato che

"Prima ancora che il diritto ad emigrare va riaffermato il diritto a non emigrare"

Dal 2013 Bergoglio ha chiuso il dissenso di Benedetto e la sua battaglia per l'identità giudaico-cristiana dell'Europa a chiave dentro il monastero Mater Ecclesiae, e riconosce con piacere che è in atto una invasione araba dell'Europa.
" Ma questa non è per forza un male... L'Europa deve infatti molto all'Islam " .
Bergoglio si oppone ai tanti cristiani che non intendono vedere l'Italia colonizzata dai musulmani. Un suo prelato, il vescovo di Como Cantoni, ha addirittura invitato i fedeli a non votare per i partiti populisti.

Bisogna ammettere che ormai siamo in pieno regime. La libertà di dissentire viene sabotata con la dittatura del politicamente corretto, con la sospensione da FaceBook e Twitter, con la censura su YouTube, con dati truccati, con la delegittimazione del buon senso, con lo scardinamento della morale, con fake news e con armi giuridiche che puniscono il cosiddetto discorso d'odio, la cosiddetta islamofobia e l'apologia del fascismo. Anche se il discorso era di critica e non di odio, la fobia era opposizione alla diffusione della Sharia, e il fascismo certamente non più attuale da molti decenni.

Diceva nel suo testamento spirituale Erich Fromm, che tra obbedienza e disobbedienza esiste un rapporto dialettico.  Molte volte però bisogna dissentire per affermare buon senso e ragione, specialmente quando si è in presenza di un tipo di società che non ammette contraddittorio ed ottiene il consenso con l'imposizione e il lavaggio dei cervelli. 

Nei Promessi Sposi Alessandro Manzoni racconta di una Milano in preda ad una epidemia di peste, e scrive:

" Il buon senso c'era. Ma se ne stava nascosto per paura del senso comune "

Oggi la situazione appare essere molto simile. La peste è la prevaricazione politica e culturale della Sinistra, il senso comune corrisponde al pensiero unico, e il buon senso è costretto a nascondersi, come anche allora succedeva.

Dissentire dal consenso è pertanto perseguire null'altro che il buon senso, senza il quale non può esserci vera virtù.
Un atto rivoluzionario insomma.





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