TRA SCHIAVITÙ E LIBERTÀ: IL LAVORO




Arbeit macht frei. Quanto quel lavoro li rendesse liberi, i pochi superstiti di Dachau ed Auschwitz ce lo hanno saputo raccontare dopo. Certo, nel contesto di allora, quella celebre frase posta lì, all'ingresso della prigione, appariva paradossale e beffardamente crudele. Tuttavia costituiva pure un plagio, perchè copiava il titolo del racconto che lo scrittore Lorenz Diefenbach aveva pubblicato nel 1873. È la storia di una donna che si affranca tramite il lavoro da una condizione di sudditanza morale e pregiudizio sociale.
Una riflessione fatta oggi sulla ontologia del lavoro ci interroga appunto da che cosa il lavoro ci renda liberi. Ci potremmo anche chiedere di che tipo di lavoro si parli, oppure considerare come talvolta non sia tanto il padrone, ma il lavoro stesso che schiavizza. Ed al contrario si dovrebbe considerare pure quella schiavitù che sussiste in situazioni dove il lavoro continua a mancare. Bisognerebbe poi anche considerare l'impatto che il costo del lavoro ha sul proprio sistema economico e sociale in presenza di una moneta il cui valore è rigidamente fissato da parametri esterni a tale sistema.
L'articolo primo della nostra costituzione del 1946 ci ricorda che " l'Italia è  una repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo... ". C'è  davvero da chiedersi, dopo il percorso di appartenenza italiana alla Comunità del Carbone e dell'Acciaio prima, alla Comunità Economica Europea dopo ed infine alla Unione Europea attuale, quanto di questo lavoro e quanta di questa sovranità siano  ancora rimasti nel belpaese.
Soffermiamoci intanto ad esaminare in questo italico popolo alcune tipologie di  lavoratori. Iniziamo con le persone perbene, quelle che si guadagnano da vivere onestamente nonostante mille difficoltà, ed il cui senso etico appunto impedisce di essere inoperosi e di sfruttare il prossimo. Esse si alzano presto al mattino, felici di dare un contributo alla società ed al sostentamento di sé e della propria famiglia. Il contadino ad esempio che raccoglie i frutti del suo duro lavoro ; lo studente lavoratore impegnato a riscattare una condizione disagiata, ai margini della società; il fornaio che lavora tutta la notte; l'autista del mezzo pubblico o il tassista che rischiano la propria incolumità; il poliziotto, che può perdere il posto di lavoro e la vita a fronte di uno stipendio di 1200€; l'eroico vigile del fuoco il cui lavoro può essergli fatale; il professionista che ha scelto il lavoro per il quale era portato e che in esso si realizza.
Talvolta il lavoro rende più che liberi, anzi liberissimi! Come avviene per gli occupati indecenti. Prendiamo ad esempio una icona degli assenteisti nazionali, quel " a müanda "  ex-vigile a Sanremo che prima di andare al mare direttamente in mutande, timbrava il cartellino per se e gli altri indecenti, Ecco il link. Oppure quegli impiegati del comune di Biella, il cui orario di lavoro era un comodo alibi per incontrare l'amante o giocare alle slot machines, Link. Oppure le supposte braccianti agricole del sud Italia, dichiarate tali anche se non sarebbero in grado di piantare una singola patata non avendo mai svolto tale mansione. In tal modo però  hanno ricevuto fior di indennizzi di maternità e malattia fittizie. Link. Oppure quei forestali indecenti tra i 22.000 che conta la Sicilia, quasi 26.000 km2. Già tale numero è di per se indecente, a fronte dei 4.000 del Canada, quasi 10.000.000 km2. La Sicilia è stata la regione italiana più colpita dagli incendi boschivi durante l'ultima estate, ma evidentemente quell'esercito di forestali non è  bastato. Forse il loro numero andava addirittura triplicato, in visione anche delle imminenti elezioni politiche. A qualcuno infatti conviene avere più forestali che alberi, dato gli alberi non portano evidentemente voti. E per dimostrare che di forestali c'è ne sono ancora troppo pochi, gli stessi appiccavano invece di spegnerlo, il fuoco.Link Premiati anche loro comunque col bonus di 80€ del presidente Crocetta. E che dire poi dei falsi invalidi? Cioè quelli che percepiscono soldi prodotti da altri che lavorano, senza avere alcun diritto? Ogni tanto emerge qualche "cieco" che andava a fare la spesa in macchina Link, oppure certi finti malati di uffici pubblici grazie anche a medici compiacenti. Ma i campioni di quelli che il lavoro rende liberissimi sono certi numerosi politici nostrani, la cui fatica più grande è quella di restare attaccati alla poltrona occupata, o di cambiare scranno nello schieramento politico più opportuno.
Ora parliamo di quelli che il lavoro rende simili a schiavi. Nei paesi industrializzati, a causa della concorrenza spietata, i camionisti sono costretti ad orari di lavoro massacranti per pochi soldi in più,  mettendo a repentaglio la propria vita e quella altrui. Ci sono poi i giovani di FoodoraLink che hanno recentemente protestato per lo sfruttamento subito. Ci sono allevatori che sopravvivono con le loro aziende ai limiti dell'indecenza, e qualcuno per disperazione si toglie anche la vita. Vi sono condizioni di lavoro in fabbrica che offendono la dignità umanaLink, come avviene anche nelle cucine dei migliori ristoranti  Link. Inoltre vi sono le vittime dell'immigrazione forzata e scellerata, ai quali i lavori a basso costo proposti appaiono addirittura allettanti se paragonati ai salari dei paesi di origine. Da vero e proprio nuovo "esercito industriale di riserva" come nel suo "Capitale" lo definiva Marx, trovano invece spesso condizioni lavorative di autentico sfruttamento. Inoltre questo surplus di manodopera a basso costo in Italia, dove già esiste un alto tasso di disoccupazione, specie tra i giovani, produce ulteriore abbassamento di diritti e di salari, e di conseguenza un ulteriore aumento di precariato e miseria. Non c'è davvero da stare molto allegri, in questo paese dove una sinistra da tempo al potere ignora quelli che dovrebbero essere i suoi fondamenti ideologici, e considera ufficialmente "occupato" un giovane che lavora almeno una ora alla settimana per 10€ .

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