In questo attuale clima di accoglienza imposta, invitiamo mezza Africa a trasferirsi in Italia, come anche il Papa del resto predica. E mentre i buonisti si accodano, le periferie delle nostre città stanno diventando veri e propri ghetti dove succede di tutto tranne l'auspicata integrazione. Possiamo osservare ciò in quartieri, come Tor Pignattara e l'Esquilino a Roma, Quarto Oggiaro e Corvetto a Milano, Zona Lucetto e Vallette a Torino, per fare alcuni esempi tra tanti. Carmen Di Genio,
ANSA, l'avvocato difensore dello stupratore di turno, ha detto recentemente che " Non possiamo pretendere che un africano sappia che in Italia, su una spiaggia, non si può violentare, probabilmente non conosce questa regola ".. Chi gli insegnerà poi questa e tutte le altre regole? Forse i fautori del multiculturalismo e del globalismo no border? Ci ricordiamo bene delle condizioni in cui bivaccavano gli immigrati tra pineta e scogli dei Balzi Rossi alla frontiera con la Francia. Noi abbiamo visitato detto luogo durante l'estate del 2015, e abbiamo trovato persone sdraiate su cartoni e sacchi a pelo sudici, in attesa di vita migliore. C'era immondizia e sporcizia dappertutto, escrementi sugli scogli, ed il mare disertato dai turisti. I facinorosi multiculturalisti esponevano striscioni ideologizzati, e si intrattenevano quotidianamente con i nuovi arrivati, in piena solidarietà. Una no border indigena riferiva anche di uno stupro mesi dopo averlo subito, sbandierandolo chissà perché alle tv locali. Forse un atto di pentimento ideologico ? Certamente questi sedicenti cooperanti nostrani, a casa propria non ci tenevano neppure il proprio cane in quelle condizioni disumane . " La colpa di questo degrado è dell'Italia, della Francia e della Unione Europea " dicevano però i multiculturalisti, puntando il dito. " Il mondo è di tutti, e le frontiere devono essere abbattute!" . Le utopie appaiono sempre belle e buone a chi le formula, e fa sentire migliori soprattutto chi le insegue. Ma la cruda realtà insegna che le cose oggi vanno esattamente in direzione opposta. Invece del bel villaggio globale, del "volemose bene tutti" e della mutua accettazione culturale, la realtà sotto gli occhi di ognuno è quella della separazione. Gli anglosassoni parlano di " No-Go Zones " nelle città, mentre noi vi sistemiamo blocchi di cemento per sicurezza. Gli intellettuali poi si ritirano a Capalbio e negli altri loro eremi dorati, le elites al potere viaggiano sicure con scorte armate 24/7. E il meticciato etnico impoverito resterà sempre più in periferia a scannarsi per un tozzo di pane. Quando un paese come la Nigeria tra qualche anno avrà qualcosa come 500 milioni di abitanti,
http://www.linkiesta.it/it/article/2014/01/31/nel-2050-un-abitante-su-quattro-sara-africano/19297/, saremo in grado di accogliere ed integrare il suo surplus demografico nel nostro tessuto sociale con la stessa anarchia che caratterizza la nostra accoglienza oggi? Oppure possiamo andare avanti così, col "facciamo finta che" e con i profitti delle varie cooperative rosse e bianche? Siamo sicure che questa accoglienza imposta dalle elites al potere a Roma come a Bruxelles sia così condivisa dai cittadini? E se non fosse condivisa, questo fatto non porrebbe un serio problema di democrazia nella nostra società?
Commenti
Posta un commento